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Padre Giuseppe Buroni (1821 - 1885)
 

Nacque il 22 febbraio 1821 a Pianello Valtidone di Piacenza. Fu alunno del Collegio Alberoni di Piacenza e nel 1839 entrò nella Congregazione della Missione.
Ebbe una tendenza particolare verso gli studi speculativi, che sviluppò diventanto un esimio professore. Insegnò al Collegio Alberoni fino al 1850, quando i missionari furono espulsi dal duca di Parma.
 
 


Dopo una breve permanenza nel Collegio di Savona, nel 1851 passò ad insegnare a Torino nello studentato dei giovani seminaristi della Congregazione della Missione.
Qui rimase fino al 1883, e cioè finquasi alla sua morte. Attorno a lui si strinse una conferenza di insegnanti universitari che ogni lunedì mattina si riunivano nella Casa della Missione per trattare amichevolmente argomenti teologici e filosofici. 
A lui fu affidata la revisione della ristampa del Bullarium Romanum in 14 volumi. Quando fu eletto vescovo di Torino mons. Lorenzo Gastaldi e decise di istituire una Cattedra di alta cultura religiosa per i laici per sostenerli nel loro impegno di testimonianza di fronte alla cultura anticlericale dell’epoca: vi si impegnò per due anni, fino a quando la cattedra venne sospesa. Lo stesso vescovo allora istituì una Cattedra Tomistica presso il Seminario arcivescovile: ed anche questa volta volle che fosse affidata alla direzione di padre Buroni.
Scrisse molte opere di teologia e di filosofia. Di teologia si possono citare: De romanitate Primatus apostolici, La Trinità e la creazione, La ragione e la fede, Della Concordia evangelica, Il Sillabo, L’infallibilità pontificia, Platone e i protestanti. Brillò soprattutto per le opere di filosofia, e si può dire che il suo capolavoro sia L’essere e il conoscere, che fu in vari modi favorevolmente recensito dalla cultura del tempo. Ed altri testi: Dell’Essere, ossia nozioni di ontologia, Breve saggio di una scuola sul Contra Gentiles di san Tommaso.
Era fervente cultore del pensiero del Rosmini, il quale partito da una impostazione gnoseologica kantiana, perveniva a delineare una metafisica dell’essere che trova il proprio fondamento in Dio.
Anche nella polemica fu sempre di una grande carità: rimase sempre buono e cortese con tutti e sempre obbediente alla Chiesa.
Nel 1883 sopraggiunse una paralisi che lo immobilizzò. Fu portato a Chieri, nella Casa della Pace, ove morì il 14 dicembre 1885. Aveva 64 anni di età e 46 di vocazione.
 

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