“Anche adesso dopo trent’anni potrei tornare su quel sentiero della Foresta Nera, non molto lontano da Basilea, e ritrovare l’albero sotto il quale fui colpito come da un lampo improvviso. Studiavo allora filologia tedesca e partecipavo ad un ritiro di trenta giorni per studenti laici. In quest’ambiente il fatto che uno si allontanasse per studiare teologia era considerato una disgrazia. Ma ciò che mi balenò davanti agli occhi non furono, né la teologia, né il sacerdozio. Fu semplicemente questo: ‘Tu non devi scegliere nulla; tu sei stato chiamato. Tu non dovrai servire: c’è Chi si servirà di te. Tu non devi fare progetti, non sei che una piccola tessera in un mosaico preparato da tanto tempo’. Io dovevo solo ‘abbandonare tutto e seguire’, senza fare piani, senza desideri, né riflessioni; dovevo solo stare in attesa e osservare per che cosa sarei stato utilizzato. E’ quanto mi è accaduto. E quando ero giunto a pensare: “Ecco il buon Dio mi ha stabilito in tutta certezza e mi ha dotato di una missione chiaramente tracciata”, nello stesso tempo dovetti constatare che Egli era libero di rovesciare tutto, da cima a fondo, in un batter d’occhio, a dispetto dell’opinione e dell’abitudine di quello strumento che io ero. Ciò che vi è di notevole è che questa legge vitale che ci spezza, e spezzandoci ci guarisce, mi è apparsa, fin dall’inizio, come una specie di tema invisibile della mia vita. (cit. in Elio Guerriero, Hans Urs Von Balthassar, Paoline 1991, 368-369). |